Redazionale tratto da: Assolatte
Le storie di Asiago e della famiglia Brazzale si intrecciano nel segno della tradizione casearia.
Già nel 1507 tale Rigo Brazzale era censito tra i cittadini di Asiago e chissà quando la famiglia iniziò a commerciare il burro ed i formaggi delle malghe dell’Altopiano. Di certo ciò avveniva almeno dalla fine del ‘700 sotto la Serenissima Repubblica di Venezia e fu alla fine dell’ 800 che Giovanni Maria Brazzale, avendo continuato con passione l’attività del padre e del nonno, trasferì l’attività a Zanè, ove ha ancora sede, ad un passo dalla importante piazza mercantile di Thiene.
Nel frattempo il figlio Valentino aveva preso in sposa Pierina Magnabosco, fiore di ragazza “cimbra” proveniente da una famiglia benestante che si diceva possedesse una fila di mucche “che arrivava fino al paese”; da essi discende la numerosa prole che sviluppò poi le attività industriali.
Già all’inizio del ‘900 il burro Brazzale consegue premi e riconoscimenti commerciali, e dopo la grande guerra viene completato il primo burrificio industriale dal quale esce il “Burro delle Alpi” che viene venduto in tutta Italia.
Superata la grande crisi del ’33 e la guerra, negli ’40 la famiglia Brazzale partecipa alla fondazione di Assolatte ed è tra i pionieri nella produzione del grana padano DOP.
Negli anni ’50 e ’60 nascono un nuovo burrificio ed il caseificio di Campodoro (Pd). Gli anni ’70 e ’80 sono all’insegna dello sviluppo del marchio Alpilatte, impresso sulle confezioni uht di latte, panna e succhi di frutta. Quella nuova tecnologia, e le campagne pubblicitarie, porta il marchio ad una notorietà nazionale ed internazionale.
Nel contempo viene sviluppato il confezionamento di formaggi, presso la sede di Zanè. Anche qui il gruppo applica la sua filosofia centrata sulla qualità e sulla serietà.
Il nuovo millennio vede, nel 2002, la fusione con la Zogi della famiglia Zaupa, alla realtà di prestigio nel settore, completando così la produzione con i formaggi Asiago, i provoloni e le paste filate. Nello stesso periodo la gamma dei prodotti si amplia ulteriormente arrivando a coprire ogni segmento.
Il ruolo di importante produttore di svariate tipologie di formaggi offre oggi l’opportunità di essere all’avanguardia nel mercato per efficienza e convenienza.
Mentre nel burro il marchio più noto è “Burro delle Alpi”, con la specialità di centrifuga “Paesanella”, la gamma delle DOP comprende, oltre al Grana Padano, l’Asiago e il Provolone Valpadana, a cui è affiancata un’ampia varietà di paste filate e di formaggi a pasta morbida come il Verena, ultimo nato in casa Brazzale realizzate con il latte di montagna.
Prodotto di punta di Brazzale è oggi Gran Moravia, formaggio a lunga stagionatura, naturalmente delicato, sia da pasto che grattugiato, realizzato in propri impianti da filiera controllata, e che da subito si è rivelato un gran successo commerciale.
Esso é il frutto di una filosofia originale ed inedita, ossia la creazione di formaggi a marchio che esprimano il meglio della tradizione casearia italiana e della zootecnia di una regione, la Moravia appunto, dove è stata realizzata una filiera zootecnica che fornisce latte di altissima qualità ed offre un formidabile rapporto qualità/prezzo nel più assoluto rispetto ecologico.
La vocazione internazionale della Brazzale, che possiede impianti agroindustriali in centro Europa e in Sud America, facilita altresì negli anni lo sviluppo di una intensa attività di vendite sull’export, sia di prodotti confezionati che in forme.
Proprio in questi giorni il gruppo ha presentato l’innovativo allevamento di bovini “Silvo Pastoril”, all’avanguardia per sostenibilità ambientale.
Per meglio conoscere la storia dell’azienda, i mercati in cui opera e le prospettive per il futuro, abbiamo intervistato Gian Battista Brazzale, amministratore delegato della società.
Signor Brazzale. alcuni guardano con timore al proliferare delle c.d. “private label”, qual è il suo punto di vista?
Lo sviluppo delle “private label” è un fenomeno inevitabile perché porta efficienza al sistema. Noi lo guardiamo con favore, e riteniamo che la “marca” possa benissimo conviverci se davvero possiede un “quid” che ne giustifica un apprezzamento speciale. E’ importante però che tutto si svolga nel rispetto delle regole di concorrenza.
Quale deve essere il ruolo della tecnologia e dell’innovazione nella produzione di prodotti tradizionali nonché di nuovi?
Accanto alle DOP che produce da sempre, il nostro gruppo sviluppa prodotti tradizionali a nuovo marchio adottando tutte le novità che l’intelligenza umana mette continuamente a disposizione per migliorare il prodotto in termini di bontà e convenienza.
Dentro le DOP, peraltro preziose per la nostra agricoltura, ciò è molto difficile per la filosofia stessa di quel sistema che si basa su disciplinari molto rigidi.
Quali sono i vostri piani di sviluppo all’estero?
Cos’é “estero” oggi? La UE è mercato domestico ed il mondo è sempre più aperto. Fuori dall’Italia oggi esportiamo in 54 Paesi diversi e più del 50% del nostro fatturato è “internazionale”. Non è pensabile un vero sviluppo se nella nostra mente rimangono le frontiere.
Come vede la Brazzale nel futuro?
Alla continua ricerca di opportunità per migliorare qualità, convenienza e salubrità, insistendo sulle proprie specializzazioni come burro e formaggi a pasta filata. Ma la nuova frontiera sarà senza dubbio lo sviluppo di filiere controllate che garantiscono alta qualità e massimo rispetto ambientale, come abbiamo fatto con il recente “Silvo Pastoril” nel settore della carne bovina. A CIBUS 2010 presenteremo al mercato un importante novità in tal senso anche per il latte, unico nel suo genere.