Il “Vezzena” dello Spaccio Brazzale
“Miglior formaggio italiano”
Inatteso e gradito riconoscimento per lo Spaccio Vendita annesso al nostro stabilimento di Zanè.
Il quotidiano nazionale “Il Foglio” del 28 Gennaio 2010 ha definito il formaggio Asiago “Vezzena” di Malga Dosso di Sotto – Cima Larici – Altopiano Asiago, venduto dal nostro spaccio “il miglior formaggio italiano”.
Riportiamo alcuni brani del gustoso articolo apparso sulla rubrica “BENGODI” a firma del critico letterario ed enogastronomico Camillo Langone: “Ho mangiato il più buon formaggio italiano e non so quasi come si chiami…
Brazzale è un formaggiaio onesto: non millanta di averlo prodotto lui, il più buon formaggio italiano. Si limita a venderlo nello spaccio aziendale, assieme ai caci suoi. Tanto per cominciare, mi spiega, il più buon formaggio italiano si chiama vézzena, accento sulla prima E e Z sonora come in “mezzo”… Sull’etichetta c’è scritto “Vézzena stravecchio” e chiedo a Brazzale : “Quanto vecchio?”. “E chi lo sa. Potrebbe avere due anni.” Il più buon formaggio italiano sembra averne perfino di più, eppure è in ottima forma e non deve necessariamente morire in grattugia. La pasta è dura, compatta sotto la lama ma friabile sotto i polpastrelli, e il bello è che piange. Gocciola. Subito dopo il taglio gli occhietti si riempiono di lacrime (grasso che cola). E ne ha ben d’onde: piange per la sorte della zootecnia italiano di montagna, dei suoi formaggi meravigliosi e negletti, dei malgari che sono eroi mal pagati, militi ignoti a cui nessuno erige monumenti ma, al contrario, a cui tutti mettono i bastoni tra le ruote a cominciare dagli sgherri delle asl che applicano regolamenti europei studiati per soffocare l’uomo e scatenare l’industria.
Questo vézzena intenso e strepitoso è un formaggio da meditazione e allora medito sulla rendeva che lassù sulle montagne, pascolando libera, ha mangiato i fiori migliori per dare al malgaro il latte più profumato, e la amo come fossi un indù, o Giosuè Carducci.”
La passione per le malghe ed i loro formaggi è per il nostro gruppo talmente antica da perdersi nella memoria dei nostri vecchi, che per secoli hanno battuto i sentieri dell’altopiano di Asiago gestendo direttamente delle malghe o commerciando burro e formaggi prodotti durante gli alpeggi.